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Il mistero della mente e della coscienza

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Guido Brunetti

Il mistero della mente e del cervello

Coscienza umana e coscienza animale

 

  Nel corso dei secoli, la natura della mente e della coscienza è stata al centro dell'indagine filosofica e teologica. Oggi, le neuroscienze stanno delineando- come scrive Anil Seth nel suo libro "Come il cervello crea la nostra coscienza" (Raffaello Cortina Editore)- teorie affascinanti della coscienza e del Sé.

 

  La coscienza è definita in termini di esperienza soggettiva e comprende una complessa varietà di eventi neurobiologici, fenomenologici e psicologici. La coscienza è "indissociabile" dalla mente, fa parte della sua stessa struttura: uno spettro di fenomeni che va dalle più alte attività della mente alla semplice condizione di veglia.

  Finora, non è stata raggiunta alcuna definizione condivisa dagli scienziati. Il termine appare confuso e ha una natura polisemica.

 

  Sul piano neuroscientifico, il concetto di coscienza incorpora un efficiente stato di vigilanza, una capacità di giudizio, un orientamento spazio-temporale, un funzionamento della memoria e dell'attenzione. Sul piano morale, il termine si riferisce a una dimensione interiore e alla consapevolezza della propria identità. La coscienza, inoltre, si identifica con tutti gli stati mentali intenzionali: pensiero, idee, desideri, decisioni, ricordi, speranze, percezioni, sensazioni, consapevolezza.

  La capacità della coscienza di indagare su se stessa e sulle proprie azioni viene chiamata autocoscienza.

 

  Oggi, nonostante il rapido sviluppo delle neuroscienze e l'introduzione delle straordinarie metodiche di "brain imaging", resta fitto il mistero della mente e della coscienza.

 

  La coscienza riguarda prima di tutto l'esperienza soggettiva, la fenomenologia, ed è formata da stati soggettivi, esperienze personali, private, uniche che i neuroscienziati chiamano "qualia": la rossezza del rosso, il dolore, la gioia, la gelosia.

 

   L'esperienza soggettiva è spiegata dagli studiosi nei termini di processi fisici e biologici, i quali si sviluppano in cervelli e corpi.

  Com' è che le nostre esperienze soggettive nascano dal cervello? La formulazione di tale questione è nota come il "problema difficile" della mente e della coscienza, espressione coniata da David Chalmers. La coscienza scaturisce da una base fisica, ma non abbiamo "alcuna buona spiegazione del perché e del come essa scaturisce".

 

  Il problema difficile emerge- precisa Seth- a partire dai filosofi dell'antica Grecia e prosegue con Cartesio, il quale ammette l'esistenza di una sostanza materiale ("res extensa") e di una sostanza immateriale (res cogitans"). E' il dualismo metafisico già teorizzato da Platone.

 

  Attualmente, la maggior parte dei neuroscienziati ritiene che l'Universo sia fatto di entità fisiche e che gli stati mentali e gli stati di coscienza emergano da tali entità. E' la teoria del "fisicalismo" o "materialismo": l'idea che tutti gli eventi sono "determinati" da cause fisiche (determinismo).

 

  A creare la nostra coscienza sono i meccanismi biologici del cervello. E' il cervello a generare la nostra esperienza cosciente. Anche la coscienza di sé è un processo biologico profondamente "incorporato". Le nostre esperienze coscienti di sé e del mondo sono predisposizioni basate sul cervello. E' il cervello che crea la mente e la coscienza. Non siamo computer- scrive Seth- siamo "macchine che sentono".

 

  E' ampiamente riconosciuto- afferma  Chalmers- che l'esperienza nasca da una base fisica, ma non abbiamo una buona spiegazione del perché e del come essa nasca. Perché l'elaborazione fisica dovrebbe dara origine a una ricca vita interiore? Sembra irragionevole, eppure lo fa.

  Come dunque la mente scaturisca da una base fisica rimane ancora un mistero.

 

  Di fronte a questo mistero, la filosofia e le neuroscienze stanno fornendo un'ampia gamma di opzioni: dal materialismo eliminativista ( la coscienza non esiste) al panpsichismo (la coscienza è ovunque).

 

  Gli animali hanno una coscienza e un senso morale?

  Evidenze scientifiche indicano che gli esseri umani non sono gli unici in possesso di substrati neurologici che generano la coscienza. E' accertato che i mammiferi sono coscienti, anche se non è possibile valutare il grado di coscienza di un animale. Scimpanzé, gorilla, orangutanghi, delfini, elefanti e gazze ladre hanno superato il test di autoriconoscimento allo specchio, fatto che dimostrerebbe la presenza di coscienza e autocoscienza.

 

  Il cane  possiede un certo grado di coscienza, ha un senso morale e ha alcune capacità simili a quelle degli umani, come empatia, comprensione, compassione, ecc. Sono capacità non apprese, ma innate. Ho potuto verificare, in molti anni, queste qualità prima con il cucciolo Apollo e poi con il cucciolo Kimi: è stata un'esperienza umana e professionale molto arricchente e gratificante, straordinariamente ricca di emozioni, che ho trattato in molti saggi e articoli. La loro perdita rappresenta un grande vuoto, una forte afflizione, un enorme affetto perduto: sentimenti che il tempo non è riuscito ( e non riuscirà) a lenire.

 

   Studi recenti hanno rivelato la stupefacente complessità dell'autoriflessione animale. Questa competenza si chiama metacognizione (pensare di pensare): la capacità di riflettere sui propri pensieri. Scimmie, ratti, delfini e piccioni posseggono i "rudimenti" di una genuina competenza metacognitiva.

 

  Possiamo dire quindi che il comportamento animale possiede gli elementi di una "mente cosciente e riflessiva".

 

  Le ricerche sottolineano che tutti i mammiferi hanno un'attività cerebrale che appare "molto simile" a quella riscontrata negli esseri umani. Condividiamo con altre specie animali la maggior parte, se non tutti i nostri sistemi cerebrali centrali, anche se il nostro cervello può essere definito "unico" nelle sue qualità.

 

  Sono state riscontrate in particolare notevoli "capacità cognitive" nei polpi. Sono in grado di imparare, recuperare oggetti nascosti, uscire da complicati labirinti, provare molteplici azioni diverse per "risolvere" un problema. Il polpo poi è in grado di assumere colore, forma e consistenza del suo ambiente, al punto da risultare "invisibile" ai potenziali predatori.

 

  Molte specie di uccelli sono particolarmente "intelligenti". Ci sono inoltre ampie evidenze di risposta a eventi dolorosi nelle varie specie di animali.

 

  Appare cosa ovvia precisare che la coscienza animale, dove esiste, è diversa dalla nostra.

 

  Durante l'evoluzione, il senso morale si è manifestato all'inizio nelle cure prestate dagli animali ai loro cuccioli, pratica che poi è stata estesa ai membri della stessa specie. Questo comportamento morale ha basi biologiche.

  Cercare dunque la coscienza al di là dell'uomo, è una grande avventura umana e scientifica.

 

   Concludendo: indagare la mente e la coscienza è un'impresa affascinante e fantastica. E' incredibile che un grumo di materia come il cervello possa dare origine a un universo di pensieri, idee, emozioni, sentimenti, percezioni.  Tutto ciò suscita nello scienziato stupore, meraviglia e sgomento.

 

   

 

 

 

 

 

  Ci sono altri scienziati e filosofi che sostengono invece che l'essenza della mente non puè avere una spiegazione fisica. La mente è tanto fantastica da non poter essere spiegata attraverso neuroni e sinapsi.

                                                               continua

 

 

 

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